martedì, Novembre 11, 2025
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Amore e Psiche: come il mito ci insegna ad avere fede!

Amore e Pische: un avventato atto di fede?

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La scultura Amore e Psiche di Canova mi ha suscitato un pensiero interessante: fede, più che fiducia. Questa versione meno conosciuta è quella che prediligo. La più famosa, esposta al Louvre, raffigura il momento in cui Amore salva Psiche dal torpore, addormentando il mostro che rappresenta la paura di aprirsi completamente all’altro. Al suo risveglio, Psiche solleva le braccia verso Amore, che la sostiene delicatamente con le ali spiegate, pronto a volare verso l’immortalità. È un lieto fine allegorico, in cui Amore — malgrado le sue frecce — diventa vittima del proprio sentimento, ma viene salvato dall’Anima che lo accoglie, superando le barriere della ragione e delle paure personali.

In questa scultura, l’interpretazione del mito di Amore e Psiche appare meno epica e più vicina alla vera essenza di un affetto tenero. Nel mito greco Psiche non possedeva ali, ma nell’arte moderna viene spesso raffigurata con piccole ali simili a quelle di una farfalla, poiché psiche in greco significa anche “farfalla”. Queste ali simboleggiano la speranza che eleva i valori e persegue un unico obiettivo: la felicità. Questa versione della scultura, con Amore e Psiche in piedi, rimane fedele al mito originario, ma sembra più vicina alla sensibilità odierna, in cui l’amore e la salvezza reciproci assumono un ruolo centrale.

Amore e Psiche: come il mito ci insegna ad avere fede!

Amore e Psiche: l’amore è cieco, diceva Shakespeare e aveva ragione!

Nel gruppo scultoreo di Canova, la figura della farfalla assume un significato profondo: rappresenta simbolicamente l’anima di Psiche, poiché in greco psiche significa letteralmente “anima”. Le ali della farfalla simboleggiano la speranza e l’aspirazione a una dimensione superiore, che Psiche affida all’Amore, incarnato da Eros. È un gesto di fede audace e totale: Psiche si dona completamente al dio, senza esitazioni né dubbi. L’amore illumina e trasforma la sua anima, creando tra loro una connessione profonda. In questa unione risiede una forza rigeneratrice capace di alimentare il mondo, poiché non esiste magia più potente del sentimento che Amore e Psiche provano l’uno per l’altra.

Se l’amore non è abbandono cos’è?

Nel contesto delle relazioni amorose, il lieto fine non è privilegio di pochi eletti, ma un traguardo alla portata di anime illuminate ed evolute. Sono persone capaci di affrontare il dolore senza lasciarsi sopraffare dalla sofferenza, evitando di cadere in dinamiche negative o meschine. La società moderna tende sempre più verso l’individualismo, esaltando l’importanza di stare bene da soli prima di stare con gli altri. Un principio certamente valido, ma che può rendere più difficile aprire il cuore all’amore.

Trovare un equilibrio è fondamentale: unire il bisogno di indipendenza e autocompiacimento con la capacità di lasciarsi andare, costruendo una relazione sana e sincera. L’amore richiede consapevolezza e il coraggio di abbandonarsi alla connessione con un altro essere umano, mantenendo sempre rispetto reciproco e comprensione delle proprie emozioni più profonde. Solo così si può coltivare un legame autentico, alimentato dal romanticismo e dalla saggezza del cuore.

Amore e Psiche, il mito in breve

Nelle Metamorfosi di Apuleio, Cupido è presentato come il figlio di Venere, dea della bellezza. Irritata dalla grazia di una giovane mortale capace di oscurarla, Venere ordina a Cupido di farla innamorare di un uomo bruttissimo. Ma, nell’atto di scoccare la freccia, Cupido si punge per errore e s’innamora perdutamente di Psiche. I due si uniscono e trascorrono lunghe notti d’amore, sempre nell’oscurità: Cupido teme la reazione della madre, nel caso scoprisse il suo errore. Così propone un patto all’amata: non dovrà mai vedere il suo volto. Spinta però dalle pressioni delle sorelle, Psiche cede alla curiosità. Una notte, mentre illumina il volto dell’amato con una candela, una goccia di cera bollente cade sul corpo di Cupido, svegliandolo. Ferito e deluso, il dio fugge via.

Disperata, Psiche vaga alla ricerca dell’amore perduto fino a giungere al tempio di Venere, sperando in un po’ di pace. La dea, invece, la sottopone a dure prove, che Psiche riesce a superare tutte, tranne l’ultima: recarsi nel mondo dei morti da Proserpina e tornare. Durante il viaggio, Proserpina le consegna un’ampolla profumata, raccomandandole di non aprirla. Ma, quasi al termine del cammino, Psiche cede ancora alla curiosità: annusa il contenuto e cade in un sonno profondo.

A salvarla interviene Cupido, che la riporta con sé sull’Olimpo. Innamorato, chiede a Zeus il permesso di sposarla; il dio acconsente e Psiche diventa immortale, unendosi a Cupido in un matrimonio eterno. Da allora è venerata come dea dell’anima e dell’amore dell’anima, simbolo dell’unione tra spirito e amore. Questa storia è spesso letta come una metafora del viaggio dell’anima umana verso l’amore divino e l’unità spirituale, un cammino di prove e trasformazioni che conduce all’illuminazione.

Giulia Averaimo
Giulia Averaimohttps://www.psicologianarrativa.it
Ho studiato Antropologia e Archeologia e poi Psicologia perché mi interessa capire come le persone guardano, sentono e si influenzano. Nel giornalismo e nei social media ho trovato il mio luogo di lavoro: racconto la psicologia dei social e le dinamiche dei gruppi online, unendo ricerca e pratica - perché la psicologia è ovunque, soprattutto dove ci incontriamo, anche sul web.

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